L’insegnamento mira a fornire gli strumenti analitici, logico argomentativi e interpretativi necessari per una trattazione autonoma dei problemi della filosofia teorica. Particolare attenzione sarà dedicata all’approfondimento delle nozioni di verità e di oggettività filosofica e all’analisi degli elementi specifici che definiscono la dimensione di conoscenza della filosofia.

Programma del corso:

La manifestazione della natura. Dalla natura come oggetto alla natura come soggettività asoggettiva.

Con il corso di quest’anno prende avvio una riflessione sulla natura che inaugura un progetto di ricerca destinato a essere sviluppato negli anni successivi. La natura rappresenta una questione fondamentale per la filosofia sin dai suoi inizi, e non ha mai cessato di interessare la riflessione teorica, sia perché costituisce un problema centrale per la conoscenza della realtà, sia perché la filosofia ha dovuto progressivamente fare i conti con gli sviluppi delle scienze, le quali hanno costantemente posto questioni e problemi che sono intrinsecamente filosofici, sebbene non siano sempre stati riconosciuti come tali.
La natura però pone anche una ulteriore e più radicale sfida al pensiero filosofico, in quanto non rappresenta unicamente un settore specifico e delimitato di indagine, ma anche e soprattutto il contesto entro cui l’indagine filosofica ha luogo. La natura è in questo senso non soltanto un settore dell’essere, ma il suo alveo e in definitiva l’accadere dell’essere stesso. Questa è la tesi fondamentale che la ricerca vuole sottoporre a indagine critica.
Intesa in questo modo, la natura non rappresenta più soltanto la compagine delle ricerche scientifiche, sebbene non cessi di essere anche questo, ma anche e soprattutto il “luogo” originario da cui l’indagine stessa emerge. In questo senso si deve allora porre a problema la modalità peculiare con cui indagare la manifestazione della natura, nel doppio senso del genitivo. La natura non è più cioè soltanto un fenomeno che viene indagato secondo le diverse metodologie di volta in volta messe in campo (prassi scientifica oggettiva, indagine concettuale di tipo epistemologico, studio delle strutture della coscienza di stampo fenomenologico) ma è ciò che manifestando se stessa produce generativamente la manifestazione della soggettività umana come capacità di indagine razionale.
Questo percorso sarà studiato nel suo svolgersi storicamente attestato a partire dalle ricerche di E. Husserl, che riprende a suo modo la prospettiva neo-kantiana volta a delineare il concetto di natura come effetto di configurazioni specifiche operate dalla razionalità (nel senso di quelle che Husserl chiama ontologie regionali: la regione della materia, quella della vita, quella umana), ma nell’attuazione di tale programma perviene, nell’ultima fase della sua ricerca, a una particolare e inedita rivisitazione delle proprie posizioni che pone il problema di intendere la natura come “arca originaria” e quindi di coglierne fenomenologicamente la particolare modalità di manifestazione.
Le tesi di Husserl aprono a prospettive ulteriori grazie alle ricerche che alcuni studiosi della generazione successiva svolgono a partire dalla contaminazione che la tematica della manifestazione della natura riceve attraverso le riflessioni di M. Heidegger. Da campo di indagine razionale su una peculiare oggettualità, la riflessione sulla natura si sposta in direzione di una riflessione sul manifestarsi processuale della natura come emergenza ontologicamente configurata. In questo quadro gioca un ruolo fondamentale il recupero del concetto greco di physis operato da Heidegger nel suo reiterato lavoro di confronto teorico con Aristotele.
Tale confronto mette capo a una profonda revisione del concetto di natura, che da oggetto di indagine diventa soggetto essa stessa, anche se in un senso molto diverso rispetto alla soggettività trascendentale della fenomenologia husserliana. Le riflessioni di Heidegger mettono in rilievo la dimensione evenemenziale e processuale della natura e aprono a una ricerca rinnovata che riprende intuizioni proprie della filosofia greca antica in particolare per quanto attiene alla nozione di movimento, che viene caricato di valenze strutturali e non più concepito soltanto in senso empirico.
La riflessione di Heidegger offre spunti teoricamente importanti ma non è priva di elementi problematici, in particolare nella misura in cui, delineando una stretta correlazione tra physis e logos, sembra così però perdere anche di vista l’aspetto forse più complesso e importante della natura, la sua materialità e corporeità. Critiche in tal senso gli sono state mosse da J. Patočka. Si vedrà quindi in che senso Patočka ritiene di poter sviluppare le intuizioni heideggeriane relative alla motilità come determinazione essenziale della natura in una direzione diversa da quella di Heidegger. Patočka, riprendendo anche alcune fondamentali indicazioni provenienti dall’ultimo assistente di Husserl, E. Fink, muove in direzione di una cosmologia fenomenologica che promuove la natura al rango di soggettività asoggettiva, dove questa espressione apparentemente ossimorica vuole in effetti cercare di esprimere una tesi innovativa che vede nella natura l’attuarsi del reale nelle sue diverse strutture. Il movimento, ora inteso in senso apertamente ontologico, viene indagato da Patočka nelle sue modalizzazioni e assume un ruolo strategico per la comprensione della realtà in quanto tale.
Le tesi di Patočka offrono perciò la possibilità di approfondire ulteriormente la tematica di una rinnovata filosofia della natura, insieme aperta al confronto con le scienze ma non relegata ad ancella meta-teorica destinata esclusivamente a ratificare a posteriori decisioni teoriche prese altrove. L’opera di Patočka, in via di traduzione anche in Italia, consente così di riproporre il problema di come intendere filosoficamente la natura, e pone questioni che restano aperte e che occorrerà riaprire nei corsi dei prossimi anni.